Certo che Andiamo Bene

Carissimi,
Sono preoccupato. In questo periodo mentre mi distraevo con la mia Palermo è l’Italia che sta andando male. Io pensavo di averla lasciata in buone mani solide palermitane, un Presidente della Repubblica che in America con quello che stanno vedendo, ci invidiano e un Presidente del Senato magistrato e tifoso del Palermo, con due come loro, anche se a primo ministro ci mettete che so un tipo come Gentiloni, con una difesa di quelle, come facciamo a prendere goal.
Eppure, abbiamo parlato la scorsa occasione dell’onta svedese i quali ci hanno fatto pagare in un sol colpo tutte le matitine fregate in quell’ipermercato di assemblaggio di mobili in legno, poi però abbiamo visto le foto dei precedenti mondiali ed il colore e calore del tifo femminile svedese e ce ne siamo fatti una ragione.
Ma diciamolo francamente, quello che più ci ha dato fastidio e ci ha offeso diventando oggetto di discussione per strada e nei bar, tanto da distruggere matrimoni, famiglie, aspirazioni è stata la perdita dell’EMA e a maggior ragione che questa sarebbe dovuta andare a Milano al Pirellone.
Tutti sappiamo che cosa è l’EMA e soprattutto non passa giorno che almeno una volta non la si nomini in famiglia. Soprattutto è un aspirazione di chiunque fin da bambini poter possedere un EMA, chi non ha mai sognato di averla.
Io ricordo sin da piccolo che invidiavo il mio compagno di banco perché mi raccontava che il padre si era comprato un EMA quanto una casa e nel fine settimana permetteva al figlio di giocarci.
Noi siamo fatti così, c’è come gli inglesi che sono molto snob si stanno togliendo l’EMA e noi che anche se di seconda mano ce la facciamo fregare dagli Olandesi, i Paesi Bassi ma furbi che hanno approfittato della nostra distrazione per afferrarla e mettersi a tirarla dall’altro lato, tanto che la stavano rovinando se non fosse arrivato a mettere pace il lussemburghese dai piedi tondi che ci ha fregato dicendo: “perché non lanciate la monetina? Perché non tirate a testa e croce?”
Ora io dico, ci arrivi per primo e te la fai fregare con la monetina? La strada non ti ha insegnato nulla? Il metodo “cerebrale ostiense” non ti ha insegnato nulla? Mentre tirano, crei un momento di confusione e quando il delegato Olandese si rialza e chiede: Ma che è successo, tu e l’EMA siete già a Milano.
Niente, non abbiamo speranze, siamo perdenti anche quando giochiamo da soli facendoci con le carte siciliane un solitario.
Il problema è l’approccio. Tu vai in televisione e dici: va tutto male, ma ci stiamo riprendendo, dobbiamo fare tanti sacrifici”. Come si può sentire un padre di famiglia?
Un tempo c’è chi andava in televisione con un sorrisone a mangiare dolciumi e diceva: cribbio va tutto a meraviglia! E quando qualcuno rispondeva: mi scusi, ma a me sembra che stia andando tutto a puttane. Dall’altro lato ti sentivi rispondere: magari!
Se noi i primi, non mandiamo messaggi di sicurezza e stiamo a spiattellare a tutti i nostri difetti e problemi incentiviamo tutti a provarci contro di noi.
Ci nascondiamo dietro parafrasi ed esempi come “la palude”, “il deserto” ma la verità non sta più nell’accertamento del contesto, ma nella circostanza che siamo noi ad essere nella merda fino al collo e poi che questa sia merda di alligatore o merda di cammello, poco importa, sempre merda è!
L’unico vantaggio sta nel fatto che nel deserto ti puoi permettere di dire “prima i soldi e poi vedere cammello” nella palude non te lo consiglio, poichè gli incontri con i coccodrilli sono spesso letali.
Non posso che dare ragione al mio portiere, Don Michele che l’altra mattina avvicinandosi con un certo pudore mi ha chiesto: “Dottore, ma questo EMA di cui parlano tutti, chi minch… è? Io perora già aiu i ca… mia”
Ed io: “Don Michè e a mia m’addumanna, io u quarumaru fazzu!
Un Abbraccio Epruno

Non mi Posso Dispiacere

Carissimi,
sarà mai io ho un’altra idea di quello che voi tutti chiamate “pallone” e perché dopo la cocente e attesa eliminazione con i “mobilieri d’assemblaggio e catenacciari” svedesi, dai mondiali di Russia, tutti oggi parlano di pallone per dire “schifiu”.
Schifiu lo dico io, ma non per l’eliminazione venuta da uno spareggio tra due seconde che può anche starci, ma dico schifiu per quello che sotto i nostri occhi è diventato questo calcio pieno di personaggi in cerca d’autore.
Lo posso dire perché da piccolo, giocavo per le strade non ancora pedonali, inframezzando le azioni con l’interruzione per il passaggio delle auto.
Lo posso dire perché io ho conosciuto un altro calcio, perché posso parlare di un bambino che andava il sabato pomeriggio, davanti al cinema Golden ad aspettare l’arrivo del Palermo che veniva al secondo spettacolo per vedere il film. Oggi come ce la porti “una babele di squadra” a vedere un film?
Come me tanti altri che da lillipuziani eravamo lì davanti, con il nostro pallone Super Santos sotto il braccio e una penna, pronti a raccogliere gli autografi di questi per noi giganti che altro non erano che giovani ventenni dentro le loro divise sociali, con le cravatte tutte uguali e il bavero del cappotto alzato per darsi un tono.
Bastava che un calciatore passasse tra di noi schiacciandoci l’occhio a mo’ di saluto che non avremmo dormito quella notte e l’indomani ci saremmo vantati con i compagni di classe di aver conosciuto Favalli e noi eravamo piccoli e loro erano pure piccoli, una squadra di serie B, ma ci bastava, perché attraverso loro sognavamo.
Rivedo quei quattro squattrinati di una volta, se paragonati ai milionari di oggi, giocatori di proprietà delle società e guardo questi “simil personaggi” con i loro manager e procuratori, tutti tatuati con la cresta sulla testa, o con tagli di capelli così orribili da far vomitare lo stesso Kocis mitico barbiere della leva militare.
Guardo quei ragazzoni semplici di una volta, anti divi, stampati sulle figurine panini, con espressioni più simili alle foto segnaletiche della questura, con facce tali da terrorizzare qualunque avversario e penso: “Dove sono finite certe figurine che eri disponibile a giocarti subito allo “ppa” nelle speranza di perderle, con certe facce che ti avrebbero in questo caso tolto il sogno di notte?”
Altro che fighetti viziatacci e piagnoni dopo le batoste.
Dove sono oggi i Mascalaito con quei baffoni truci, i Festa, i Beatrice, i tignusi Udovicich e Lodetti, i Polentes, i Panzanato, i Del Neri (allora ancora più brutto di oggi) ragazzoni che sembravano “patri di famigghia” per la loro serietà e autorevolezza ad appena vent’anni?
Che ne è stato di quel calcio con le magliettine senza scritte, dove scoprivi che quella era la magliettina del Foggia perché aveva le strisce più larghe di quelle del Milan che ne è stato di quel calcio dove “l’attaccamento alla maglia”, come direbbe Ibrahimović, era fondamentale? Che ne è stato di quel calcio dove il capitano diventava una bandiera e giocava per tutta la sua carriera nella stessa società?
Oggi il calcio è “spettacolo televisivo” e i Martellini o il sacro Nicolo Carosio hanno lasciato il posto a commentatori ex giocatori con la terza elementare, oggi il calcio spezzatino televisivo è diventata una ribalta su ciò che è la nostra società con tutti i suoi difetti.
Come spiegare Rivera, Sollier o Meroni e il loro modo (oggi diremmo garbato) di contestare il sistema a chi con una bravata ignorante, i suoi baffetti alla Hitler, la sua l’effige della repubblica di Salò sotto la maglia, esulta facendo il saluto romano rievocando a Marzabotto dolori, memorie e coscienze che grondano ancora di sangue?
Che cosa c’entra tutto ciò con il pallone?
Nel mio calcio dove le partite si giocavano tutte in contemporanea la domenica, ci poteva stare che si facesse melina passando la palla indietro al portiere. Poteva anche accadere che la squadra più scarsa si chiudesse per l’intera partita nella sua area di rigore facendo il peggiore dei catenacci “alla Rocco” nell’attesa del 90° (momento certo della fine dell’incontro) e poi magari su contropiede faceva goal, ma tutti avremmo gridato …… “clamoroso a San Siro”.
Un abbraccio Epruno.

Accura

Carissimi, lo conoscete?
Io l’ho conosciuto personalmente, ma non lo vedo da un po’ di tempo, ma se qualcuno di voi lo conosce come credo e lo frequenta gli dia subito un consiglio, “se trovi qualche vassoio sulla tua scrivania, pieno di dolci con la ricotta o di cose da mangiare, non lo toccare, né tanto meno non lo spostare da una scrivania a un’altra, c’avissi a essiri qualcuno che ti fotografa in giro, in quel momento”.
Allora uno si può chiedere: “Ma scusi perché è diventato Presidente e dolci non ne può mangiare?”
Tutti quelli che vuole, ma al bar e deve pagarseli personalmente senza farseli offrire. Lo so sembra brutto, ma niente cannoli, niente babà, niente paste con la crema, il contenuto zuccherino può danneggiare la salute e a volte anche la carriera.

Già ci cominciamo male con questi “patti”, non ci bastava il “patto della crostata”, adesso pure “l’arancino”. I patti ci devono essere e l’amicizia deve essere lunga, le cose da mangiare lasciamole stare dove stanno e non voglio neanche aprire la polemica sull’arancino o sull’arancina, perché non è il luogo giusto e neanche l’orario giusto e come diceva il “sommo poeta”, “sono lontani quei momenti in cui uno sguardo provocava turbamenti”, c’erano mattinate in piena adolescenza dove un pezzo di rosticceria dietro un bancone del bar poteva portare a situazioni orgastiche. Ma come disse il tizio, “non sdivachiamo!”

Quindi abbiamo un nuovo Presidente della Regione Sicilia, viene dal catanese e questo già vi può far pensare a qualche fibrillazione nel tifo palermitano e invece no, il Presidente sembra esser persona umanamente stimata in tutta la regione e a breve inizierà il suo mandato insieme agli altri 70 deputati. Qualcuno dice che è iniziato “l’Alligalli”, qualcuno parla di “giustizia a orologeria”, ma non vi preoccupate, perché sempre 70 saranno, ne levo uno di sopra, ne subentra uno di sotto.

Certo non è un compito facile, sarà un’impresa riguadagnare l’attenzione e la simpatia dei siciliani per i deputati che siederanno all’ARS, inoltre dubito che vedremo il Presidente farsi fotografare nudo in spiaggia, “mbare nun è u tipu”, dubito che ci sarà una “arena” di turno dove andare a farsi sottoporre al pubblico ludibrio, a prescindere dal fatto che l’abbiano abolita in RAI e che sulla La7, confrontando il bacino d’utenza, sembra più un “cineforum che un’arena”.

Certo bisognerà meritare la seria attenzione delle “jena-ridens” ormai di mestiere ospiti fissi in trasmissioni di nicchia per élite, dove si twitta, per far capire loro che messa da parte l’auto attribuita “superiorità morale”, qui a furia di ghignare e litigare al loro interno siamo arrivati alla frutta e per fortuna che in Sicilia qualche albero c’è ancora e la frutta costa di meno che in altre parti d’Italia.

Adesso, dico sempre, “io non capisco nulla di politica come disse il mio presidente (pro-tempore)” ma guardando le competizioni politiche degli ultimi anni, non è stato difficile per me parafrasare pensando ad una partita di calcio, dove da una parte c’è una squadra messa sul al meglio, con facce certe volte che alla prima apparenza possono incutere timore o sorriso che aspetta al centrocampo per battere la palla al centro e dall’altro lato la squadra dei “migliori” (secondo loro) “i fighetti” con le magliettine belle pulite che invece di giocare stanno a litigare tra di loro, fin quando l’arbitro stanco di aspettare interi minuti al centro campo, non inizi a giocare al posto loro, quanto meno per far passare il tempo, una volta che il campo era pagato.

Ecco, questo è ciò che penso della politica, non so se sia così, ma da tempo la gente si sta stancando di vedere una “partita” che non si gioca mai, perché le squadre in campo litigano al loro interno e i giocatori durante la partita passano da una squadra all’altra e che alla fine dei novanta minuti, non perde mai nessuno.
Che senso ha vantarsi di stare in campo per tutta la partita se non si tocca il pallone? Presidente, lo dico a Te come lo avrei detto a chiunque dei Tuoi competitor se avessero vinto, “questo è l’ultimo treno, è arrivato il momento in cui in Assemblea si scenda in campo per giocare seriamente! Auguri.”

Un abbraccio Epruno

Si è Spenta

Carissimi, “si è spenta”.
Senti un’affermazione del genere e in città piomba il panico e in un momento di “efficientismo dichiarato”, la città dell’accoglienza e dei “nemici da cuntintizza”, la “città di Google e Alì”, la città del “percepito non a tutti visibile”, la “novella città di Matrix”, devi subito andare a caccia di notizie che probabilmente ti sono sfuggite o sono state trascurate.

Ma “si è spenta” cosa? A me un po’ “più allitterato” la frase “si è spenta” ricorda l’opera La Traviata e la famosa frase pronunciata dal dottore che constata la morte di Violetta e che come molti di voi sapranno, grazie anche al mitico film di Alberto Sordi “Permette Babbo”, non viene pronunciata più dai tempi della morte di Giuseppe Verdi. Chi potrebbe oggi osare tanto?

Può darsi che “si è spenta” l’illuminazione stradale? Quante volte incoraggiati in questa voglia di “pedonalizzazione forzata” durante le nostre passeggiate, ci troviamo a fare i conti con le nostre strade che ci sembrano buie, o poco illuminate o illuminate male con lampade alimentate a vapori di mercurio come le strade fuori dai centri abitati? Ci disturba la mancanza di una buona illuminazione stradale e la circostanza che se non fosse per le vetrine o i faretti condominiali aggiunti tutto ci sembrerebbe buio. Quante volte abbiamo la sensazione che i pali dell’illuminazione stradale siano spenti? Poi magari alziamo gli occhi e ci accorgiamo che la presenza di luce stradale è costante ma direttamente posta sugli alberi e ciò ci spiega l’innaturale presenza delle cicale tutto l’anno.

Così ci poniamo un altro interrogativo: “È nato prima l’albero o il lampione?”

Se trattasi di luce, potrebbe anche riferirsi alla notizia, riportata sui giornali locali, della “brutta sorpresa per i visitatori della Galleria d’arte Moderna di Palermo, numerosi per la mostra fotografica di Henri Cartier-Bresson che hanno trovato almeno tre stanze, rimaste completamente al buio”. Anche se la frase “si è spenta” non ci sembra attribuibile a un fatto contingente, quest’appare più un caso consono al concetto di “volere e potere”, poiché fin quando ci si ostinerà a non comprendere che il servizio pubblico è una cosa seria e in quanto tale deve offrire standard di qualità superiori al settore privato, uscendo fuori da qualunque ipocrisia e “cantonaggini”, tali contrattempi saranno all’ordine del giorno.
Che cosa costerebbe ritornare a una manutenzione affidata a global-service, ammodernando impianti di vecchia concezione, provvedendo a una trasformazione a LED di tutte le luci, ormai diffusissima e affidabilissima che abbatterebbe i costi di gestione notevoli? Il pubblico non può improvvisarsi concorrenziale sia in fase di progettazione che in fase di realizzazione sostituendosi a chi fa impresa, offrendo gli stessi servizi con qualità ed economia.

Purtroppo quella che “si è spenta” e la voglia e l’entusiasmo di molti di noi che giornalmente tentano di cambiare le cose, coloro che insieme a un progetto redigono un piano di utilizzo e di manutenzione, pur sapendo e parlo con cognizione che spesso tali accorgimenti sono sacrificati alla ragion di stato con la scusa di scarsezze di fondi economici, non sapendo che poiché sono tali accorgimenti che ti permettono di risparmiare e utilizzare con parsimonia le risorse.

Questo non è un paese serio, lo ripeto da anni, si lavora male, si pensa peggio e non sarà “né Google, né Alì” né la “città fatta da individui” a portarci fuori dalla “vera palude” nella quale si è sempre vissuti, se ognuno non torna a fare ciò che sa fare, se non ritorna la cultura del lavoro e se non saremo in grado di fare veramente “sistema”.

Un Abbraccio
Epruno

Non Finisce il Mondo, Domani

Non Finisce il mondo, domani, ne tanto meno in Sicilia. Domani è una giornata elettorale come tutte le altre volte che si va a votare per le amministrative. Tanti hanno interesse a dare alla giornata di domani un significato strategico di qualcosa che può significare altro. Noi no, dobbiamo essere speciali non soltanto nello statuto, ma soprattutto nell’andare a votare senza farsi influenzare da nessuno, dobbiamo seguire quanto il nostro cervello ci indica e in libertà e senza paura andare ad affollare i seggi per esprimere la nostra preferenza.
Non sono le urla, le piazze piene, il numero di cartelli e gli spot a fare la differenza, sarà soltanto l’individuo che da solo nel suo seggio esprimerà il suo voto. Non pensate che chi porta i cartelli poi necessariamente vota quanto c’è scritto negli stessi, la gente è strana, la gente a volte si vende e allora per rendere meno influente il voto di chi vuole condizionare gli altri, votiamo in massa, questo è l’unico deterrente per chi vuole fare il controllo del territorio. Non lasciamo ai pochi la facoltà di decidere per le moltitudini. Non limitiamoci a esprimere il nostro assenso o dissenso nelle tribune, manifestiamolo con la matita nella scheda elettorale. Questo è l’unico momento in cui ci viene data la parola, ogni cinque anni, il giorno dopo non ha senso avere rammarichi o protestare per ciò che non è stato.
In più diffidate di chi non vi dice nulla su quanto farà e si limita solo a parlare male e a mettervi la paura dell’avversario, poichè costui non solo è scorretto, ma probabilmente non è neanche convinto delle sue idee (tanto che perde tempo ad attaccare l’avversario) e ha paura di perdere. In politica esistono soltanto avversari, chi vede nemici e chi è nemico è soltanto una persona scorretta.
In più chiunque dei 5 candidati salga il sole spunterà ancora, certo non per tutti specialmente come pensavano per nostalgia gli ex democristiani e pertanto questa paura assume più i connotati della paura per l’anno 1000, ma tutti sappiamo che superata la mezza notte e giunto il 1° Gennaio e dopo i fioretti e i pentimenti per paura di finire all’inferno, la vita riprese con le stesse nefandezze del 31 di Dicembre.
Quindi saremo davanti a chi promette di demolire il tutto in contrapposizione a chi vuole preservare il tutto, pensate che il popolo se decide di andare a votare in massa, facendo valere il proprio diritto di voto, non sarà in grado di assumersi la responsabilità per una scelta del genere? Buona competizione. Un Abbraccio, Epruno.